Al World Economic Forum Giampaolo Lo Conte: “2020 anno critico, i leader siano più presenti”

Lo scontro Thunberg – Trump ha acceso il meeting internazionale WEF. Dalla rassegna stampa giunta in redazione abbiamo intercettato l’intervista a Giampaolo Lo Conte, imprenditore italiano presente al Forum di Davos con l’obiettivo di sostenere le imprese leader in Europa.

Dal 21 al 24 gennaio 2020, la suggestiva località sciistica di Davos, in Svizzera, ha ospitato la 50° Edizione del “World Economic Forum” (WEF), meeting annuale che riunisce i dirigenti delle più prestigiose aziende, accademici, leader politici ed esponenti della società civile, esperti nei diversi settori. Il forum rappresenta un’organizzazione non governativa, costituita da mille tra le più grandi aziende presenti nel mondo e dai loro leader più rappresentativi. Nato nel 1971 grazie all’impegno di Klaus Schwab, inizialmente era conosciuto come “European Management Forum”, con l’obiettivo di sostenere le imprese presenti nel contesto europeo al fine di migliorare l’organizzazione e la gestione delle aziende. In un secondo momento, invece, il Forum ha conosciuto un importante sviluppo, trasformandosi in un’arena aperta la dialogo; così, nel 1987, l’organizzazione ha visto modificare il suo nome e nel 2015 ha ottenuto il riconoscimento di Istituzione Internazionale. Nei primi anni di attività gli intervenuti al Forum hanno affrontato le questioni e le problematiche di natura economica, ma negli ultimi trent’anni l’organizzazione si è occupata di situazioni di respiro internazionale. E, così, ha visto la partecipazione anche di Brasile, Cina e India. Quest’anno, invece, il Forum ha deciso di concentrarsi su un tema quanto mai attuale e che, soprattutto negli ultimi tempi, ha aperto discussioni e polemiche, ponendosi al centro delle cronache quotidiane. Il tema del WEF 2020, infatti, è stato lo sviluppo sostenibile, con il motto “Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World”.

Al centro della discussione, dunque, sono stati i cambiamenti climatici, la tutela della biodiversità, l’eliminazione del debito a lungo termine e la risoluzione dei più terribili conflitti ancora in corso nel mondo. Infatti, il messaggio che è giunto dal Forum è, più che altro, un autentico allarme: “il 2020 è un anno critico”.

Il monito è giunto proprio dagli esperti di economia che, riuniti a Davos, hanno identificato nell’anno in corso le criticità maggiori. Tra questi ci sono Giampaolo Lo Conte, imprenditore e trader italiano con lunga esperienza negli investimenti di carattere immobiliare. Giampaolo Lo Conte non si definisce un esperto di economia ma, viste le sue numerose partecipazioni ai Forum economici, ha più volte contribuito a pubblicazioni su quotidiano e magazine di settore. Di recente lo avevamo intervistato al Cannes Yachting Festival per discutere dell’incremento del fatturato nel settore degli yacht di lusso. Che aria si respira in questo WEF 2020? “Ci sono criticità scaturite dall’emergenza climatica che, inevitabilmente, si riflette e produce conseguenze importanti anche sull’economia mondiale – risponde Giampaolo Lo Conte, che sottolinea come l’economia mondiale sia a rischio di un crollo del Pil. “L’anno in corso rappresenta una sorta di esame per tutti i Paesi del mondo, che dovranno optare per una svolta decisiva. Quest’ultima passa per le azioni implementate dai leader di Governo”.

Un’opportunità da cogliere al volo è identificata nel rispetto dell’Accordo di Parigi, fino ad ora ignorato. La necessità di ridurre la distanza tra quanto promesso e quanto effettivamente realizzato è divenuta improrogabile. “Durante il Forum – continua Lo Conte – molti paesi hanno fissato quale obiettivo prossimo l’azzeramento delle emissioni di CO2, un concreto interessamento per la messa in atto di ogni adeguata strategia finalizzata alla conservazione dell’energia e al rifornimento dell’idrogeno. Si tratta di soluzioni che permetteranno il passaggio all’elettricità per il riscaldamento e il riciclo delle batterie usate per le auto elettriche.”

L’allarme lanciato dal Forum non è affatto trascurabile. Se nel 2020 non si metteranno in pratica le adeguate soluzioni finalizzate al contenimento dei cambiamenti climatici, il mondo si esporrà a tre importantissime conseguenze: 1. Incremento dei rischi e delle difficoltà nel generare la transizione: maggiore sarà il ritardo che si registrerà nella riduzione delle emissioni CO2, maggiore e insanabile sarà il raggiungimento degli obiettivi relativi al bilancio del carbonio. In questo modo, aziende e mercati dovranno accelerare l’adeguamento, con conseguenze importanti sull’economia (stanziamento di risorse economiche ancora più elevato) e sull’occupazione (perdita di molti posti di lavoro); 2. Pericolo concreto di “scommesse unilaterali”: qualora non si concretizzassero politiche adeguate in tema di emergenze ambientali, si rischierebbero decisioni autonome da parte dei singoli paesi. Questi ultimi potrebbero agire attraverso strategie assolutamente catastrofiche e tragiche per l’ambiente, quali la fertilizzazione oceanica (spargimento di sali di ferro negli oceani per l’assorbimento dell’anidride carbonica) o l’iniezione di aerosol stratosferico (l’emissione di elevate quantità di particelle inorganiche nella stratosfera per respingere la luce solare in arrivo); 3. Diminuzione dell’impegno e dell’entusiasmo: sembra una possibilità remota, ma se entro il 2020 non si registreranno importanti cambiamenti nelle politiche di risoluzione per l’emergenza ambientale, anche l’impegno di leader ed esperti del settore potrebbe diminuire in modo vertiginoso. “Sono d’accordo su questi punti – conclude Giampaolo Lo Conte, “il Forum di Davos ha messo in luce un importante passo in avanti, l’accresciuta consapevolezza e impegno che sempre più attivisti e giovani stanno mostrando nei confronti dell’emergenza climatica e dei rischi ambientali ad essa connessi.

E’ non è solo merito della giovane studentessa Greta Thunberg… Di certo, l’attivista svedese è stata in grado di convogliare l’interesse di tanti giovani ed è stata una delle protagoniste a Davos nel corso del WEF. Ovviamente, lo scontro con il Presidente Trump, anch’egli intervenuto al meeting, è stato inevitabile. I due, che già hanno avuto modo di “battersi in duello” in occasione di eventi precedenti, non si sono risparmiati battute al veleno e stilettate velenose e pungenti. Un botta e risposta al vetriolo. L’attacco è partito dalla svedese, che ha affermato: “La nostra casa sta ancora bruciando e la vostra inazione sta alimentando le fiamme ora dopo ora”. E affonda: “Non posso certo lamentarmi di non essere ascoltata, vengo ascoltata in continuazione. Ma la scienza, e i giovani, in generale non sono al centro del dibattito sul clima. Invece si tratta del nostro futuro e c’è bisogno di portare la scienza al centro della conversazione. Le persone muoiono a causa del cambiamento climatico e anche una sola frazione di grado centigrado di riscaldamento è importante. Ma non credo di aver mai visto un solo media comunicarlo, so che non volete dirlo. Ma io continuerò a ripeterlo finché voi non lo scriverete”. Un intervento a gamba tesa, ma il Presidente Trump non è rimasto a guardare. Dopo aver sottolineato il successo dell’America e i grandi numeri che la potenza statunitense ha raccolto negli ultimi tempi, Trump ha risposto alla Thunberg. Ed anche il suo affondo non è intinto nel miele. Così, ha affermato che “questo non è il momento del pessimismo sul clima”, definendo “profeti di sventura coloro che accendono i riflettori sui cambiamenti climatici. Ma, il meeting annuale del World Economic Forum, al di là dello scontro Trump – Thunberg, ha lanciato un allarme importante per l’anno in corso. 2020, allora, anno di svolta o di declino totale?