Come si può nutrire un paziente che, per motivi di salute di varia natura, non riesce a farlo autonomamente? Ce lo spiegano i ragazzi del blog di Dario Sannino, consulente senior per prodotti farmaceutici e fondatore dell’azienda italiana GxP Consulting (credits: Dario Sannino) In questi casi, viene utilizzata una tecnica che si chiama Nutrizione Parentale (Parenteral Large Volume Infusion), messa a punto proprio per garantire un’efficace alimentazione a persone che non possono farlo per via orale. Quando viene utilizzata la nutrizione parentale, quindi? I casi di pazienti che hanno subito importanti interventi chirurgici all’apparato digerente, ad esempio, o in generale in casi gravi di salute (a seguito di malattie degenerative, o negli stati di coma). Ma la Nutrizione Parentale può prevedere tempi e modalità di somministrazione diversi, proprio in virtù del caso clinico che si va ad affrontare. In virtù di questo infatti, l’infusione delle soluzioni nutritive può avvenire in due maniere: se si parla di una nutrizione parentale di breve durata (ad esempio a seguito di un intervento all’apparato digerente, che prevedere tempi di recupero abbastanza quantificabili), la somministrazione avviene attraverso una via periferica che di solito viene individuata sul braccio del paziente (in questo caso si parla di catetere venoso periferico). Nei casi in cui invece la nutrizione parentale prevede dei tempi molto lunghi. In alcuni casi addirittura a tempo indeterminato, allora la tecnica di infusione dei nutrimenti avviene attraverso l’introduzione di un catetere venoso centrale. Questo perché le pareti venose del circolo periferico, se sollecitate lungamente, potrebbero danneggiarsi portando ad una flebite chimica. Andiamo ora a vedere quali sono le soluzioni che vengono introdotte nel paziente con la nutrizione parentale. Anche in questo caso, le percentuali dei nutrimenti possono variare in base alle esigenze e al caso clinico che si va ad affrontare. In generale, si tratta di soluzioni glucosate (acqua e glucosio), con concentrazioni che vanno dal 5% al 50%. Oltre queste, vi sono anche soluzioni saline, che contengono cioè Sali minerali – anche questi in percentuali variabili -. Parenteral Large Volume Infusion prevede anche l’infusione di altri nutrimenti importanti, come gli aminoacidi a catena ramificata e gli aminoacidi essenziali, alcune proteine nobili (come ad esempio l’albumina), e lipidi derivanti dalla soia. Per quanto la nutrizione parentale sia una tecnica medica in molti casi fondamentale per la sopravvivenza del paziente, non è priva di rischi. Come già accennato, può presentarsi una flebite chimica nella sede dell’iniezione, un’infezione derivante per esempio da un catetere venoso contaminato o un rischio a livello metabolico – ad esempio iperglicemie e steatosi epatica -. Per tali ragioni, nel caso in cui si debba aver bisogno di nutrizione parentale, bisogna rivolgersi sempre a professionisti esperti in questa specifica e delicata area medica, così da limitare al minimo i rischi per il paziente.